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Gli archivi di Emily Dickinson
Un bell’esempio di Open Content: sono online gli Archivi di Emily Dickinson. Si tratta di un progetto molto semplice, ma estremamente utile per gli studiosi e gli appassionati, e più in generale per tutti gli interessati alla vita e all’opera della grande poetessa americana. Tutti i manoscritti originali della scrittrice sono stati digitalizzati, catalogati e resi accessibili attraverso un’interfaccia intuitiva, che permette di scorrere le carte in base al luogo di collocazione, all’edizione correlata e a vari altri parametri di ricerca e descrittori. Le carte possono essere visualizzate in forma originale (il facsimile digitale del manoscritto) o attraverso la loro trascrizione in linea. L’insieme è arricchito da un corposo lessico che può essere utilizzato sia per fare ricerche più accurate che a scopo didattico. Sarebbe bello seguire (sistematicamente e non sporadicamente) esempi come questo per rendere giustizia e restituire una memoria al lavoro di tanti autori italiani…
The Emily Dickinson Archive (EDA). A cura del Berkman Center for Internet & Society, della Harvard Library e di vari partner editoriali e istituzionali. Advisory Board: Leslie A. Morris, Sharon Cameron, Julia Flanders, Michael Kelly, Mary Loeffelholz, Cristanne Miller, Domhnall Mitchell, Martha Nell Smith, Marta Werner.
Formati: XHTML e altri formati aperti.
Segnalato da: Mario Rotta, ottobre 2013.
Open Shakespeare
Open Shakespeare. The marriage of text and technology. Raccolta di testi digitali, materiali e strumenti critici a cura di Open Knowledge Foundation (editor: Rufus Pollock, Iain Emsley, Jonathan Gray, Colette Sensier, James Harriman-Smith, Jack Belloli, Emma Mustich, Nika Engberg, Adam Green, Arabella Milbank, Lottie Fenby, Rachel Thorpe, Hazel Wilkinson).
HTML +altri formati, EN
Non si tratta propriamente di un eBook ma di un’intera raccolta di testi e molto altro ancora: il nucleo originario del progetto sono le edizioni digitali delle opere di Shakespeare “annotate” dai curatori e annotabili/integrabili da parte degli stessi utenti. In pratica, si parte dal testo per sviluppare una sorta di ipertesto in progress, in continua evoluzione (secondo quanto dichiarato dai responsabili della OKF) grazie a una serie di “tools for annotating, comparing, searching, and analysing texts – whose code will be open, and encourage reusability in line with the Four Principles of Open Knowledge Development“. Insomma, testi digitali impeccabili, apparato critico dinamico e nessun limite di utilizzo (Creative Commons): un modello da seguire; e un esempio di cosa si può e si dovrebbe fare nell’epoca della riproducibilità digitale con tutto ciò che rappresenta un patrimonio per l’umanità.
[segnalato da: Mario Rotta, febbraio 2011]