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Posted by: Mario Rotta | on April 24, 2013
140 caratteri di intensità
Ci sono fenomeni che prendono forma in modo così rapido che spesso non riusciamo a definirne né le potenzialità né i limiti senza invocare più tempo per formulare un giudizio. Ce ne sono altri, al contrario, che fanno della rapidità una delle caratteristiche del loro stesso successo, quasi avessero letto Calvino, o almeno una parte delle “Lezioni Americane”, a tal punto che per poter esprimere una valutazione siamo quasi costretti a essere più veloci delle loro metamorfosi. Il problema è: un fenomeno come Twitter, a quale dei due scenari appartiene? A entrambi, verrebbe da dire, o forse a nessuno dei due. Sta di fatto che Twitter non solo si è diffuso in modo estremamente rapido (la prima versione è del 2006, ma già da 3 anni la giuria “popolare” internazionale messa insieme da Jane Hart per individuare gli strumenti più utili per chi si occupa di e-knowledge lo colloca al primo posto della lista), ma ha anche aperto e sta ancora aprendo scenari e orizzonti del tutto nuovi in ambiti – dal giornalismo al marketing, dalla religione alla politica – che meriterebbero riflessioni approfondite, meditate con la dovuta “lentezza”. La pubblicistica su Twitter e i suoi molteplici utilizzi è ormai enorme: sono stati scritti articoli e libri su quasi tutte le possibili applicazioni del celebre microblog, ma è interessante notare come uno degli ambiti più esplorati da chi studia la genesi e l’effetto dei tweets sia la letteratura. Twitter è un enorme e straordinario laboratorio letterario, fin da quando ne hanno parlato in questi termini voci contrastanti come quelle di Bruce Sterling o Rick Moody. Non è poi così difficile capire il perché di questa particolare connotazione: qualunque sia l’intenzione o la motivazione di un tweet, in fondo si tratta di una forma di storytelling che si sta incamminando sulle praterie della società della conoscenza. Ma per saperne di più bisogna andare oltre questo post. Segnalo quindi volentieri un eBook interamente dedicato a questo ragionamento:
Lombardo, Sonia (2013), Narrativa in 140 caratteri, genesi della Twitteratura. StoriaContinua.
Disponibile su: Smashwords Edition e UltimaBooks.
Il libro prende in esame l’evoluzione e l’affermazione dei generi letterari basati sulle “regole” di Twitter “dalle Lezioni Americane al Twitter Fiction Festival”, delineando “tutte le tappe che hanno portato all’organizzazione dell’evento che ha consacrato la cosiddetta TwitterLit, partendo da un’analisi della tradizione legata alla narrativa breve, fino alla scelta dei primi autori di rielaborare le loro opere, spezzettandole in porzioni da 140 caratteri, piuttosto che inviarle alla classica casa editrice”. Si parte dal presupposto che “ormai tutti conoscono e usano Twitter, ma comporre una trama che sia avvincente attraverso brevi battute è davvero tutta un’altra storia. Bisogna saper sfruttare a pieno gli strumenti che la piattaforma mette a disposizione, soprattutto avere piena comprensione delle dinamiche che tali strumenti mettono in moto e come queste influiscono sulla stesura di un racconto. Non si tratta soltanto di spezzettare una storia in frasi da 140 caratteri, c’è molto di più dietro il successo di autori come Elliot Holt, Teju Cole o Matt Stewart”. Contano, in particolare, “le 3 caratteristiche fondamentali della Twitteratura”, che il libro aiuta a identificare e decifrare. Per scoprire una forma ancora fresca e originale di scrittura e lettura digitale.
[a cura di Mario Rotta, @mrxibis su Twitter]
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Tags: 140 caratteri, Cole, Holt, Lombardo, Stewart, Twitter, twitteratura, twitterlit